B&B gestiti da privati, i contributi dello stato e l’importanza della rete

Particolare attenzione ha scatenato la notizia di un nuovo bando che ha erogato finanziamenti a fondo perduto per bed and breakfast gestiti da privati. In particolare, il bando si è rivolto alle strutture ricettive extralberghiere a carattere non imprenditoriale in Italia confermando la volontà delle istituzioni di voler incoraggiare una nuova idea di turismo sostenibile e legato ai territori, invogliando i finanziamenti privati e la crescita delle opportunità occupazionali per i giovani imprenditori. Il bando ha richiesto la presentazione del codice identificativo regionale. Per quelle che sono situate invece in regioni che non contemplano tale codice, il bando ha ammesso anche la presentazione della segnalazione certificata di inizio dell’attività di bed and breakfast a carattere non imprenditoriale. Purtroppo il bando ha già esaurito i fondi, con data di chiusura il 30 dicembre 2021, ma l’importanza di tale finanziamento conferma la volontà di un sostegno alla ripartenza al settore turismo gestito da privati e non da grandi multinazionali presenti sul territorio della nostra Penisola.

Gestire un B&B può essere molto appassionante perché, pur essendo un’attività lavorativa, consente di esprimere la propria creatività con pochi vincoli e costi relativamente modesti. Tuttavia è molto utile per un operatore B&B, pur mantenendo la propria autonomia, essere in contatto con chi svolge la stessa attività, associandosi, affidarsi ad una consulenza per la propria crescita e dando vita ad una rete di Bed & Breakfast. Infatti, anche se ciascun B&B deve elaborare e perseguire una propria strategia di posizionamento sul mercato, innovare il proprio prodotto per stare al passo con le mutevoli esigenze della domanda, perseguire ottiche di qualità, questa attività meglio si concretizza a livello non di singolo operatore B&B ma di network ovvero di rete, data la natura del B&B stesso e la domanda che questo va a soddisfare. I B&B sono micro-imprese e, pertanto, dovrebbero pensare nell’ottica del network, vivere e svilupparsi al suo interno. La crescita interrelata collegata alla creazione di “sistemi” e “reti” di imprese, risponde alla strategia di crescita su basi cooperative e di collaborazione, piuttosto che mediante lo sviluppo organizzativo interno il quale comporterebbe un eccessivo irrigidimento della struttura aziendale.

La Zona Economica Speciale Jonica e le infrastrutture “soft” e “hard”

La Zona Economica Speciale Jonica ritorna al centro del dibattito tra analisti, imprenditori, esperti di logistica e di blue economy. L’occasione si è avuta grazie ad un importante dibattito online organizzato da Gianni Liviano. La prima ad intervenire è la dottoressa Valentina Di Milla, CEO della società RALIAN Research & Consultancy e chief executive officer di FEMOZA, la federazione mondiale delle Zone Economiche Speciali, che ha esposto alcune questioni fondamentali da tenere bene a mente. La prima: le infrastrutture “soft” vanno implementate prima della “hard”. Nel primo gruppo includiamo tutto ciò che non si può toccare. La digitalizzazione, dunque, ma soprattutto il quadro normativo di riferimento. Nel secondo gruppo rientrano i collegamenti stradali, ferroviari, gli edifici. Dunque, secondo Di Milla, non c’è attrattività che tenga senza una normativa chiara e una burocrazia snella. «Con norme troppo complesse si neutralizzano i vantaggi della ZES».

Una volta reso efficiente l’apparato infrastrutturale soft siamo certi che l’efficientamento pesante sarà una naturale conseguenza perché gioverà non solo di risorse pubbliche come quelle di cui stiamo parlando, ma anche della fiducia degli investitori che sceglieranno di delocalizzare all’interno del perimetro della ZES. E anche qui non senza un impegno all’apertura dei cantieri con procedure semplici e veloci e alla loro chiusura in altrettanto rapidi tempistiche. Vedete, il discorso è molto semplice. In una recente riunione effettuata con l’UNCTAD (Conferenza permanete delle nazione unite per il commercio e lo sviluppo) per la formazione di un’alleanza Globale delle più importanti organizzazioni mondiali delle ZES (di cui con FEMOZA siamo fondatori) è emerso che oggi si contano circa 7000 ZES nel mondo tra attive e in implementazione. I soldi sono mobili, camminano, si spostano senza spostarsi realmente. Non è difficile trovare alternative più valide della nostra se i nostri cantieri non chiudono in tempo. Bisogna essere molto realisti e concreti. Soprattutto, i soldi non si interessano al bel mare e non hanno radici a meno che non abbiano come oggetto di investimento un cluster turistico“, ha ribadito Valentina Di Milla, CEO della società Ralian e chief executive officer di FEMOZA, la federazione mondiale delle Zone Economiche Speciali.

La Zona Economica Speciale Jonica è una ZES interregionale, in quanto include aree sia in Puglia che in Basilicata e la sua istituzione risale ormai al 2019, quando fu firmato un apposito DPCM. Dopo oltre due anni è il caso di fermarsi a riflettere sulla situazione attuale.

La Zona Economica Speciale Jonica ha un grande vantaggio: la Zona Franca Doganale interna al suo porto.

Taranto ha la ZFD interna al suo driver ZES. Questo è un potente fattore attrattivo per tutte quelle imprese che hanno l’export come vocazione principale con il vantaggio che gli effetti sospensivi attuabili grazie ad un ZFD sono senza limiti temporali, a differenza delle ZES i cui incentivi economici e finanziari hanno una durata limitata e sottoposta a condizioni. Attenzione: Stiamo parlando di efficientamento infrastrutturale da strutturare in un quadro burocratico, amministrativo e normativo di semplice lettura al fine di efficientare al contempo l’anima dell’attività di una ZES ossia la logistica. Infatti, dotare una Zona Franca, con eventuale Export processing zone inclusa, permette il raggiungimento dell’efficienza logistica e il posizionamento su livelli di sostenibilità ambientale più elevati grazie all’intermodalità e alla politica più efficiente rispetto all’ultimo miglio“, ha ribadito Valentina Di Milla. 

L’analisi sugli investimenti diretti esteri elaborata dall’UNCTAD

Secondo l’Investment Trends Monitor dell’UNCTAD, recentemente pubblicato, i flussi globali legati agli investimenti diretti esteri (IDE) mostrano un forte rimbalzo già nel 2021 con interessanti prospettive di crescita con il nuovo anno. Nel 2021 vengono registrati sistematici aumenti, con un aumento del 77% rispetto agli anni pre-emergenza sanitaria. Per investimenti diretti esteri si intende quel movimento di capitale che parte da un paese e ne coinvolge un altro, per mezzo del quale una impresa o un ente (sia pubblico che privato) partecipa in modo duraturo alle attività di una realtà autoctona. Le economie sviluppate hanno visto una crescita degli investimenti diretti esteri (IDE) che hanno raggiunto nel 2021 i 777 miliardi di dollari. In Europa, oltre l’80% dei flussi di investimento è dovuto alle forte oscillazioni legate all’emergenza sanitaria. I flussi di investimenti diretti esteri nelle economie dei Paesi in via di sviluppo registrano sostanziali aumenti con la crescita dell’Asia orientale e sudorientale (+20%), un aumento in America Latina, Caraibi e Asia occidentale. Una posizione molto particolare è stata registrata dagli Emirati Arabi Uniti.

L’anno 2021 ha visto gli Emirati Arabi Uniti avanzare negli indici di competitività globale e l’annuncio di importanti progetti di investimento e piani strategici per raggiungere uno sviluppo sostenibile in più settori, in linea con gli standard internazionali.

Gli Emirati Arabi Uniti hanno superato 152 indici globali e si sono classificati tra i primi cinque paesi del mondo in 274 indici. È stato anche tra i primi dieci paesi in 425 indici globali, secondo l’Annuario della competitività globale 2021, dove gli Emirati Arabi Uniti si sono classificati al primo posto in diversi settori economici nei settori della finanza e delle tasse, dell’economia, della tecnologia avanzata e dell’energia.

Anche i flussi d’investimento in Africa registrano significativi aumenti. Nonostante l’emergenza sanitaria, la fiducia degli investitori internazionali risulta forte e molto legata alla filiera delle infrastrutture, soprattutto in quei contesti geopolitici favorevoli a finanziamenti a lunga gittata e con la presenza di pacchetti di stimolo per la ripresa dei programmi di investimenti esteri.  Il ritmo delle vaccinazioni, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, nonché la velocità di attuazione degli incentivi agli investimenti infrastrutturali, restano importanti fattori di incertezza internazionale e l’attuazione o soluzione di tali tematiche globali saranno al centro delle dinamiche degli investimenti esteri diretti (IDE) del nuovo anno.

Taranto Comunità: la ZES Jonica e la visione di Ralian

Si è svolto l’evento “Taranto Comunità: La ZES Jonica” che ha visto la partecipazione della società “Ralian Consultancy”, con una relazione della CEO della società, Valentina Di Milla che ha provato a lanciare una sinergia e un dibattito su un importante percorso congiunto e condiviso con la Regione Puglia e gli stakeholders lucani, al fine di sviluppare progettualità, far comprendere le opportunità del territorio alle startup, rilanciare le politiche per il Meridione e implementare le opportunità del Piano legato alla ZES come sbocco principale del sistema logistico regionale.

L’importanza dell’evento è stato confermato dalla progettualità della dottoressa Di Milla nel voler evidenziare la valenza politica della progettualità in continua evoluzione e funzionale nel mondo delle ZES. Infatti, l’aumento della rilevanza come strumento politico per attrarre investimenti, determinerà una sempre maggiore attenzione sia delle singole ZES sia dei Paesi a guardare oltre i confini amministrativi e quindi a sviluppare approcci integrati transnazionali allo sviluppo delle ZES. Le ZES possono avere differenti denominazioni e caratteristiche ma alla base vi è sempre l’idea di un perimetro ben definito, con un regime regolatorio per imprese e investitori diverso da quello normalmente applicato nel più ampio contesto nazionale (o subnazionale) dell’economia in cui si trovano. Nonostante questa definizione piuttosto ampia, nella realtà le ZES possono essere estremamente variegate, con peculiarità che dipendono dal tipo di attività economica su cui si focalizzano. Le ZES sono importanti per la vita delle imprese e delle startup e oltre alla riduzione di dazi e tariffe, la maggior parte di queste zone può offrire anche importanti incentivi fiscali e regolamenti a misura delle imprese per quanto riguarda la gestione dei terreni, i permessi e le licenze, o le regole di assunzione: facilitazioni e semplificazioni di tipo amministrativo.

La presenza di infrastrutture costituisce un ulteriore aspetto cruciale, soprattutto nei Paesi emergenti. Opportunità molto interessanti per le aree industriali e gli hub innovativi del Meridione italiano.

Tutte le ZES ubicate nel Mezzogiorno hanno una posizione geografica favorevole, essendo localizzate al centro del Mar Mediterraneo.  Esse consentono l’intercettazione di flussi merci, in particolare quelli provenienti dal Medio Oriente e dall’Estremo Oriente attraverso il Canale di Suez.  Inoltre, tutte le ZES possono contare sulla presenza di porti di notevole importanza strategica e di importanti aeroporti internazionali nelle aree adiacenti alle ZES, caratterizzati da un’ottima dotazione infrastrutturale. Sia le zone portuali che le zone interne dispongono inoltre di infrastrutture produttive e aree attrezzate che possono essere attivate o migliorate attraverso investimenti specifici e di insediamenti industriali consolidati che comprendono grandi multinazionali già presenti nel territorio e numerose PMI con la possibilità di valorizzare il brand italiano.

Riuscire a comprendere bene cosa sono le ZES e come utilizzarle per la crescita nazionale e locale è fondamentale. Una rete diffusa di servizi e imprese che può lavorare per la crescita del territorio e nella zona Jonica generare crescita a partire dall’Autorità Portuale. Implementare le soft strutture vuol dire lavorare su un apparato burocratico veloce e su una serie di servizi per le imprese. L’efficientamento delle infrastrutture è una naturale conseguenza degli investimenti pubblici del PNRR a cui gli investitori possono e devono dar fiducia se siamo bravi ad attirarli. E’ essenziale la velocità dei cantieri che devono essere efficienti, offrire certezze tempistiche. Taranto è tra le ZES italiane ad avere all’interno anche la Zona Franca Doganale e tale approccio è una certezza per gli investimenti e gli investitori interessati all’export. Taranto può divenire un hub del potenziamento logistico e fiscale“, ha dichiarato, durante i lavori online, Valentina Di Milla, CEO della società “Ralian Consultancy” e CEO del Presidency Cabinet di Femoza.

 

L’agenda green del PNRR e la promozione dell’economia circolare

Il nuovo anno emergerà con prospettive economiche legate alla promozione dell’economia circolare e alle dinamiche dell’agenda green del PNRR. Notizie importanti che vedranno il protagonismo del Ministero della Transizione ecologica nel predisporre l’attesa strategia nazionale per l’economia circolare e il programma per la gestione dei rifiuti. Pilastri progettuali gettati nel corso del 2021 con il lancio di sette bandi per progetti a supporto della raccolta differenziata e impianti di riciclo. 

Bandi aperti fino a metà febbraio 2022 rivolti a imprese, Comuni ed Enti di Governo d’Ambito Territoriale Ottimale e focalizzati sul riciclo di RAEE – rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, carta e cartone, plastica e frazioni tessili ma anche sul miglioramento degli impianti di trattamento, raccolta e riciclo. Come testimonia il report ‘100 Italian circular economy stories’ presentato dalla Fondazione Symbola e da Enel a metà dicembre 2021, l’Italia va forte nell’economia circolare e ha la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti: il 79,4%, il doppio rispetto alla media europea (49%). Un primato che va mantenuto attraverso investimenti mirati e normative adeguate ai tempi. Benché rappresenti un settore di eccellenza per l’Italia, infatti, l’economia circolare non ha ancora una strategia nazionale cui fare riferimento.

Ma il 2022 dovrebbe cambiare le carte in tavola. La notizia, in realtà, era nota: con la chiusura, a inizio dicembre, della consultazione pubblica sulla strategia il MiTe ha dato una prima indicazione temporale: la strategia per l’economia circolare dovrebbe vedere la luce entro fine giugno 2022. D’altronde come abbiamo avuto modo di relazionare durante un evento presso l’Aula consiliare del Comune di Castelforte, in provincia di Latina, la ricerca storica ha consentito di comprendere le potenzialità del Medioevo e la pratica del recupero dello scarto con l’introduzione del primordiale concetto di circolarità della produzione, ove le risorse scarse andavano reimpiegate in ulteriori e diverse produzioni, con l’esaltazione del rapporto uomo-natura, di cui l’opera del Sommo Poeta è intrisa, al pari del celeberrimo Laudato sii del quasi contemporaneo San Francesco d’Assisi, un’opera di straordinaria bellezza poetica e di ispirazione per l’Economy of Francesco.

Affrontare e comprendere le sfide e i valori legati all’autenticità dei luoghi, con l’obiettivo di abbracciare un concetto di sostenibilità economica e ambientale in grado di rilanciare la micro-territorialità attraverso il turismo sostenibile e l’economia circolare. L’obiettivo è promuovere lo sviluppo sostenibile, economico, sociale, culturale e ambientale dei piccoli Comuni maggiormente afflitti dal rischio idrogeologico, dallo spopolamento e dall’inadeguatezza dei servizi sociali essenziali che causano disagio insediativo. Un segnale importante per la promozione di economie di qualità e del turismo sostenibile che fa bene sperare per la rinascita anche sociale e culturale delle piccole comunità.

Taranto Comunità: la ZES Jonica

La valorizzazione e le opportunità della ZES interregionale jonica, la discussione sulle opportunità in campo, in particolare verso i target primari del progetto e le proposte del Piano di sviluppo strategico della ZES unica lucana a valere sulla ZES interregionale Jonica rappresentano un’opportunità da valorizzare.

L’evento “Taranto Comunità: La ZES Jonica” vedrà la partecipazione della società “Ralian Consultancy” per provare a lanciare una sinergia e un dibattito su un importante percorso congiunto e condiviso con la Regione Puglia e gli stakeholders lucani, sviluppare progettualità, far comprendere le opportunità del territorio alle startup, rilanciare le politiche per il Meridione e implementare le opportunità del Piano legato alla ZES come sbocco principale del sistema logistico regionale.

D’altronde, risulta estremamente importante valorizzare il Porto di Taranto a partire dai principali sbocchi commerciali locali e dai Poli logistici e produttivi lucani (Melfi, Ferrandina e Galdo di Lauria).

Le imprese possono approfondire la conoscenza per l’esercizio di attività economiche e imprenditoriali che possono legarsi alle aziende già operative e a quelle che si insedieranno nella ZES e potranno beneficiare di speciali condizioni, in relazione alla natura incrementale degli investimenti e delle attività di sviluppo di impresa che proporranno.

L’evento prevede di sollecitare e intensificare il lavoro di relazione politico-istituzionale con le parti datoriali nazionali a favore di tutte le ZES, come quelle di Melfi e Lauria.

Per partecipare all’evento di lunedì 17 gennaio alle ore 18.00, su piattaforma ZOOM:

https://us02web.zoom.us/j/86134650959?pwd=K2M2RkxSVGxOVTdTV0FxcHpUZFJUQT09

Finanziamenti e supporto alle imprese turistiche

Le nuove progettualità che vedono il territorio italiano ricco di iniziative dedicate alla crescita del marketing territoriale aiutano a comprendere l’importanza dei nuovi finanziamenti e il supporto alle imprese turistiche che le istituzioni europee stanno elargendo. Con un’adeguata consulenza vi è ancora tempo per partecipare alla call europea che finanzia  bandi a sostegno delle imprese turistiche, da parte di consorzi trans-europei. Per poter partecipare, infatti, gli organismi interessati devono federarsi in consorzi di minimo cinque player, provenienti da vari paesi europei ed extra-UE, inclusa l’Italia e affidarsi a società di consulenza che riescono ad intrattenere relazioni e network progettuali con tantissime e variegate realtà internazionali aiutando a comprendere l’efficacia di tale scelta. La platea di beneficiari è in realtà molto più ampia di quello che si potrebbe pensare.

Oltre alle imprese alberghiere, alle strutture che svolgono attività agrituristica ed a quelle ricettive all’aria aperta (campeggi), il superbonus alberghi interessa anche le imprese del comparto turistico, ricreativo, fieristico e congressuale, inclusi gli stabilimenti balneari, i complessi termali, i porti turistici e i parchi tematici.  Il tax credit può essere pari all’80% delle spese sostenute ed è utilizzabile in compensazione tramite modello F24, senza applicazione dei limiti in materia di utilizzo di crediti d’imposta, a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in cui gli interventi agevolabili sono stati realizzati. Sono disponibili contributi diretti alla spesa per gli interventi di riqualificazione energetica, sostenibilità ambientale e innovazione digitale per le imprese turistiche di importo non inferiore a 500mila euro e non superiore a 10 milioni di euro, realizzati entro il 31 dicembre 2025. Inoltre,  con una dotazione di 98 milioni di euro, l’investimento 4.2.2 della M1C3 del PNRR prevede l’istituzione di un nuovo credito d’imposta, nella misura del 50%, in relazione alle spese per sviluppo digitale sostenute dalle agenzie di viaggio e dai tour operator, fino all’importo massimo complessivo di 25mila euro.

Cresce l’export delle regioni italiane ma il Meridione è indietro

Secondo i recenti dati e le analisi pubblicate dall’Istat, la dinamica congiunturale dell’export risulta positiva per le sole ripartizioni del Nord. Su base tendenziale, la crescita è sostenuta per tutte le ripartizioni, seppure in rallentamento rispetto al trimestre precedente. Nel complesso dei primi nove mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2020, si registra un marcato incremento dell’export per tutte le regioni italiane, a eccezione della Basilicata.

I contributi positivi maggiori derivano dalle grandi regioni del Nord, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e dalla Toscana, che nell’insieme spiegano i tre quarti della crescita delle esportazioni italiane nel periodo. Le prime dieci province, in termini di contributi alla crescita tendenziale dell’export del Paese nei primi nove mesi del 2021, sono localizzate nel Nord e nel Centro e nel complesso, contribuiscono per circa 9 punti percentuali all’aumento dell’export nazionale nel periodo. La spinta del Pnrr è decisiva per accorciare le distanze che lo dividono dal resto del Paese, ma da sola non basta. Se è fondamentale per indurre un’accelerazione del tasso di crescita, non è sufficiente per raggiungere la convergenza.

Per il 2022 si prevede un aumento del Pil del 4,2% al Centro-Nord e del 4% nel Mezzogiorno, con quest’ultimo quindi che resta «agganciato alla ripresa del Nord». Nel  biennio 2023-2024 i tassi di crescita del Sud si attestano rispettivamente tra +1,9% e +1,5%, e comincia a emergere una «significativa divaricazione» rispetto al resto del Paese che dovrebbe crescere del +2,6% nel 2023 e del +2% nel 2024. Per le imprese del Meridione italiano resta essenziale affidarsi ad una consulenza ottimale, attiva sul territorio, che riesca a comprendere l’importanza dei meccanismi territoriali, delle difficoltà dei territori del Sud Italia e pronta a sostenere le imprese in un processo di internazionalizzazione ed export che possa essere davvero incisivo per la crescita all’interno dei mercati esteri.

Il 2021 è stato l’anno degli investimenti innovativi

Il 2021 è stato un anno importante per gli investimenti. Nuove opportunità che aiutano a capire le potenzialità del nuovo anno e la fiducia che le imprese possono sviluppare nei confronti di un sistema commerciale complesso ma dinamico, globale ma meritocratico e che attraverso un buona strategia di investimenti, guidati da una consulenza efficace, può innescare nuove sinergie e crescita economica.  Nel 2021 il contratto di sviluppo ha permesso di mobilitare un totale di 1,14 miliardi di euro da Nord a Sud per investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione, spesso in ottica 4.0, e per l’ampliamento delle attività produttive. I finanziamenti concessi da Invitalia nell’ultimo anno, invece, hanno raggiunto quota 316 milioni di euro.

Dedicato agli investimenti di grandi dimensioni, il contratto di sviluppo finanzia progetti nel settore industriale, nel turismo, di tutela ambientale o relativi alla trasformazione di prodotti agricoli. Ciascun piano può prevedere anche più progetti di investimento, inclusi eventuali progetti di ricerca, sviluppo e innovazione, a condizione che siano connessi e funzionali tra loro, e comprendere la realizzazione di infrastrutture di interesse pubblico.

Per accedere al regime di aiuto è richiesto un investimento minimo di 20 milioni di euro, soglia ridotta a 7,5 milioni di euro per le attività di prima trasformazione di prodotti agricoli, per i progetti localizzati nelle aree interne del Paese oppure che prevedano il recupero di strutture dismesse. Le agevolazioni sono concesse in forma di contributo a fondo perduto in conto impianti, contributo a fondo perduto alla spesa, finanziamento agevolato e contributo in conto interessi, e variano in base alla tipologia di progetto, alla sua localizzazione e alla dimensione dell’impresa proponente. Le domande  devono essere presentate dalle imprese, anche aggregate in reti d’impresa, ad Invitalia, che è responsabile della valutazione dei progetti e dell’erogazione dei finanziamenti. Un nuovo anno che può generare fiducia nelle opportunità commerciali e negli investimenti innovativi per le imprese italiane e per il tessuto commerciale del nostro Paese.