La Fiera per la gestione integrata dei rifiuti

Grande entusiasmo tra la comunità imprenditoriale e le startup innovative per la prima edizione della Waste Management Europe Exhibition & Conference (WME), la fiera che mira a diventare il punto di riferimento internazionale per le tecnologie e le soluzioni integrate per la gestione dei rifiuti in chiave circular economy. L’appuntamento fieristico, che si terrà a Bergamo nel corso dell’ultima settimana di giugno, mira ad affrontare con innovazione e creatività imprenditoriale una delle sfide cruciali di sostenibilità ambientale del prossimo futuro. Alcune stime parlano infatti di un aumento del 75% della produzione globale di rifiuti entro il 2050. Uno scenario da scongiurare a tutti i costi e che richiede l’adozione massiccia di progetti e soluzioni ambientali sostenibili. La kermesse ospiterà circa 200 aziende, suddivise in sei macroaree industriali, ed accoglierà in tre giorni circa 8.000 visitatori, italiani e internazionali. La parte dedicata alla Conferenza si svilupperà invece in circa 20 sessioni tecniche e strategiche, 6 sessioni di formazione e un programma dedicato ai giovani e ai loro progetti, da introdurre nel mercato del lavoro.

La Waste Management Europe Exhibition & Conference (WME) si propone come un’importante piattaforma internazionale dove affrontare argomenti cruciali, trovare ed esaminare nuove soluzioni all’interno dell’intera filiera, che riducano la quantità di discariche e di rifiuti generati, aumentino i volumi di materiale riciclato e abbattano drasticamente le emissioni di CO2. La conferenza WME è la piattaforma aggregativa per le imprese del settore pronte ad impegnarsi in dibattiti, proposte, progettualità condivise e programmazione comune di idee e soluzioni per guidare le nostre società verso un ambiente più verde e carbon neutral, partendo proprio dall’utilizzo sostenibile dei nostri rifiuti. WME rappresenta l’opportunità ideale per mostrare i prodotti, le tecnologie, le migliori innovazioni e le soluzioni per la comunità imprenditoriale della gestione dei rifiuti e per la concreta valorizzazione delle opportunità legate all’economia circolare.

Aiuti di Stato per alberghi e agenzie di viaggio

Durante i mesi più cupi dell’emergenza sanitaria, la consapevolezza di dover frenare la movimentazione sociale e i viaggi ha arrestato le attività del settore turistico, con immense problematiche per l’intera filiera turistica, dagli alberghi alle agenzie di viaggio. La Commissione europea ha approvato i regimi di sostegno previsti da due bandi PNRR, lanciati nei mesi passati, e da un precedente tax credit. Tale programmazione, in Italia, consente di aver accesso ad oltre un 1 miliardo di euro stanziati per supportare le imprese turistiche danneggiate dalla pandemia. Il primo bando meritevole di attenzione è quello relativo al superbonus alberghi 2022, che presenta un mix di incentivi tra finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto e che si rivolge ad una platea molto più ampia di beneficiari che include gli operatori fieristici, gli stabilimenti balneari e termali, i porti turistici e i parchi a tema. L’altro bando è quello legato al bonus digitalizzazione agenzie di viaggio, la misura da 98 milioni di euro gestita da Invitalia che concede un credito d’imposta per le agenzie di viaggio e i tour operator che decidono di avviare investimenti tecnologici e digitali, promuovendo un turismo 4.0 e altamente innovativo. Sostanzialmente, l’obiettivo della Commissione europea è presentare un pacchetto di aiuti per soddisfare il fabbisogno di liquidità dei beneficiari, aiutandoli a proseguire le attività durante l’attuale fase storica e in quella successiva. Altro aspetto da non sottovalutare per gli operatori della filiera e per le agenzie di viaggio riguarda il precedente credito d’imposta, varato nei primi mesi della pandemia, prima delle messa a punto del pacchetto PNRR. Si tratta della misura prevista dall’articolo 79 del DL 104-2020 (il cosiddetto decreto Agosto) che ha elevato al 65% il credito d’imposta per la riqualificazione e il miglioramento delle strutture turistico ricettive (incluse quelle all’aperto come agriturismi e campeggi) e delle terme. In questo caso i fondi sul piatto ammontano a 380 milioni di euro che, stando a quanto riportato nella decisione, dovrebbero essere andati a beneficio di oltre 2mila imprese. L’approvazione della programmazione economica della Commissione europea è successiva alla verifica da parte delle autorità europea che le misure messe in campo dall’Italia sono “necessarie, adeguate e proporzionate” per porre rimedio a un grave turbamento dell’economia di uno Stato membro che nel settore del turismo concentra una fetta importante della propria attività economica nazionale.

Il commercio mondiale e i segnali di rallentamento

L’emergenza sanitaria e il conflitto nell’Europa Orientale rallentano le prospettive del commercio mondiale, confermando i segnali di rallentamento elaborati ad inizio anno da parte degli esperti economici. Nei primi tre mesi dell’anno, gli scambi mondiali di merci, pur confermando una dinamica tendenziale in crescita nella misura a prezzi costanti, hanno segnato un’ulteriore decelerazione del ritmo di sviluppo, scendendo dal +9.9 per cento tendenziale del 4° trimestre del 2021 al +4.9% tendenziale del trimestre più recente. Particolarmente significativa risulta la decelerazione che ha interessato le industrie di Macchinari e impianti per i processi industriali (con un differenziale negativo di oltre 17 punti percentuali), Prodotti finiti per la persona, che, seppure mostrano nei primi tre mesi del 2022 la performance di crescita più favorevole (+10.7% a prezzi costanti), scontano un differenziale negativo di oltre 16 punti percentuali rispetto alla media 2021, Componenti elettroniche (che perdono 16 punti percentuali nei ritmi di sviluppo più recenti rispetto alla media 2021) e Prodotti finiti per la casa, che – con un differenziale negativo di oltre 15 punti percentuali – perdono posizioni nella graduatoria delle industrie più in crescita.

Non da ultimo, va evidenziato il caso dei Mezzi di trasporto e per l’agricoltura, che – con un andamento tendenziale divenuto leggermente negativo nel primo trimestre dell’anno – scendono all’ultimo posto per performance tendenziale del primo trimestre dell’anno e rallentano di circa 15 punti percentuali rispetto alla media del 2021. Di contro, si segnalano alcune industrie che non ravvisano rallentamenti significativi, ma anzi in alcuni casi accelerano. È il caso, ad esempio, dei Prodotti finiti di largo consumo, che – dopo un 2021 che aveva registrato una debole crescita del commercio mondiale a prezzi costanti – nel primo trimestre dell’anno incrementa di 5 punti il proprio ritmo di crescita (salendo al +6.1% tendenziale a prezzi costanti). Da segnalare, inoltre, il caso dell’industria Alimentari confezionati e bevande, che nel primo trimestre dell’anno (+6.6%) ha sostanzialmente conservato gli stessi ritmi tendenziali del commercio mondiale che avevano caratterizzato il 2021.

Nel corso dei prossimi mesi risulta particolarmente importante osservare l’evoluzione del commercio mondiale per capire come sviluppare le attività commerciali con canale estero e, nonostante gli elementi di incertezza subentrati nel periodo più recente, accelerare in termini di innovazione, digitalizzazione e ricerca con un contributo positivo allo sviluppo delle economie mondiali.

Nel frattempo, per le imprese esportatrici risulterà particolarmente strategico riuscire a misurare gli andamenti dei diversi mercati sui quali operano e a valutare i propri risultati rispetto a quelli dei diversi concorrenti, valorizzando le opportunità del marketing digitale, delle fiere B2B, del network tra professionisti e affidandosi ad una consulenza di qualità e incentrata sulle opportunità provenienti dall’estero. 

Nuovi finanziamenti per la crescita dell’idrogeno

Cresce la consapevolezza e l’importanza del ruolo dell’idrogeno nel panorama energetico nazionale. Il ruolo chiave dell’idrogeno pulito nel ridurre le emissioni industriali e garantire all’Europa l’indipendenza energetica passa attraverso importanti investimenti negli elettrolizzatori. Dopo l’avviso per la creazione di hydrogen valley in aree industriali dismesse e quello dedicato alla ricerca sul vettore energetico, il Ministero della Transizione ecologica sta lanciando l’avviso da 450 milioni per finanziare la filiera dell’idrogeno verde. Il commissario dell’Unione europea per il mercato interno Thierry Breton ha recentemente firmato una dichiarazione congiunta con 20 amministratori delegati delle principali industrie europee attivi nel mercato degli elettrolizzatori – i dispositivi necessari per scindere le molecole d’acqua in idrogeno e ossigeno, alimentati da fonti rinnovabili – che li impegna a decuplicare la produzione al 2025, passando dagli attuali 1,75GW annui a 17,5.

L’obiettivo di fondo resta quello già delineato nella comunicazione RepowerEu, varata dalla Commissione Ue per far fronte all’improvviso cambiamento degli assetti geopolitici dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Per quanto riguarda l’idrogeno in particolare, la roadmap europea prevede di raddoppiare il precedente obiettivo Ue, traguardando così una produzione di idrogeno da fonti rinnovabili pari a 10 mln di ton l’anno (cui si aggiungerebbero altre 10 mln di ton d’importazione): alle stime attuali, questo richiederebbe una capacità installata di elettrolizzatore in Europa pari almeno a 90-100 GW. Per favorire il raggiungimento di quest’obiettivo di politica industriale, la Commissione dell’Unione europea metterà in campo un quadro normativo di supporto, facilitando l’accesso ai finanziamenti e promuovendo catene di approvvigionamento efficienti.

L’importanza di finanziare le competenze digitali

Passato qualche tempo dallo scoppio iniziale dell’emergenza sanitaria, possiamo affermare senza ombra di dubbio che il lavoro è mutato e la necessità di valorizzare, accrescere e finanziare le competenze digitali è divenuta una priorità per la crescita virtuosa delle imprese e del tessuto economico commerciale. Con la digitalizzazione dei processi produttivi e del lavoro, l’acquisizione e lo sviluppo di digital skills diviene indispensabile sia all’interno delle aziende che delle amministrazioni pubbliche. Con un budget di 1,5 miliardi di euro dal Recovery plan, si punta al potenziamento dell’offerta degli enti di formazione professionale terziaria attraverso la creazione di network con aziende, università e centri di ricerca tecnologici e scientifici, autorità locali e sistemi educativi.

L’obiettivo è far accrescere entro il breve periodo le competenze digitali e innovative per le imprese e le amministrazioni. Nell’ambito della prima componente della Missione 4, la linea di intervento dedicata allo “Sviluppo del sistema di formazione professionale terziaria – ITS” ha a disposizione 1,5 miliardi di euro. Questa misura mira al potenziamento dell’offerta degli enti di formazione professionale terziaria attraverso la creazione di network con aziende, università e centri di ricerca tecnologica/scientifica, autorità locali e sistemi educativi/formativi.

Si mira ad allineare i curricula degli istituti tecnici e professionali alla domanda di competenze che proviene dal tessuto produttivo del Paese. In particolar modo, si mira ad orientare il modello di istruzione tecnica e professionale verso l’innovazione introdotta da Industria 4.0, incardinandolo nel rinnovato contesto dell’innovazione digitale. La riforma dovrà coinvolgere 4.324 Istituti Tecnici e professionali, il sistema di istruzione formazione professionale ed essere implementata attraverso l’adozione di apposite norme. Il coordinamento e le sinergie fra le scuole professionali, gli ITS e le imprese innovative sarà assicurato replicando il “modello Emilia Romagna” dove collaborano scuole, università e imprese. La riforma sarà implementata dal Ministero dell’Istruzione con la collaborazione del Ministero dell’Università e della Ricerca.

Simest e i finanziamenti per la transizione digitale

Grazie alle disponibilità finanziarie di Simest si amplia maggiormente la possibilità per le imprese italiane di rafforzare la propria competitività internazionale attraverso la digitalizzazione e la sostenibilità dei processi produttivi. Aumenta il tetto massimo richiedibile del finanziamento agevolato Simest “Transizione Digitale e Transizione Ecologica”, che la società del Gruppo CDP eroga attraverso il Fondo 394/PNRR gestito in convenzione con il Ministero per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale (MAECI) a valere su risorse europee. L’importante strumento finanziario inizialmente destinato alle sole PMI, è stato esteso anche alle imprese a media capitalizzazione (ossia quelle non qualificabili come PMI e con un numero di dipendenti fino a 1.500 unità). Parallelamente l’ammontare complessivo massimo richiedibile aumenterà da 300 mila a 1 milione di euro: ovviamente, le imprese che abbiano già fatto domanda per importi inferiori potranno integrarla fino alla nuova soglia.

Con le novità Simest risponde alle istanze provenienti dalle stesse imprese che – attraverso le associazioni di categorie – avevano auspicato pubblicamente questo tipo di evoluzione dello strumento. In tal modo si incentiveranno, infatti, i processi di innovazione anche delle aziende mediamente strutturate, che potranno fungere da traino alle filiere costituite da piccole e micro imprese.

Lo scorso anno il PNRR ha assegnato al Fondo 394 di Simest 1,2 miliardi di euro da distribuire attraverso finanziamenti che vengono concessi a condizioni estremamente vantaggiose: tasso agevolato (attualmente lo 0,051%), nessuna garanzia richiesta e quota a fondo perduto fino al 25%. Particolare attenzione è stata dedicata al Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia), alle cui PMI è riservato il 40% delle risorse del Fondo – €480mln – con una quota di cofinanziamento a fondo perduto fino al 40%. Tre sono le linee di finanziamento che, dal 28 ottobre 2021, sono a disposizione di tutte le PMI italiane che non vogliono perdere questa opportunità: “Transizione digitale ed ecologica”, “E-commerce” e “Fiere e Mostre

L’innovazione tecnologica per controllare le emissioni delle navi

L’innovazione tecnologica può divenire un utile strumento per abbattere e controllare le emissioni delle navi nei porti. Il lancio del software Datach Ship Footprint Evaluator permetterà di calcolare in tempo reale le emissioni inquinanti prodotte dalle navi nei porti della Spezia e di Marina di Carrara. La scelta fatta dalla Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale (AdSPMLO), prosegue il percorso di dotazione di strumenti innovativi tesi alla riduzione degli impatti ambientali delle attività portuali sui territori circostanti, così come delineato nel Piano Operativo Triennale 2022-24.

Il nuovo software lavorerà sulla base dei dati di posizionamento delle navi acquisiti tramite la rete nazionale AlS delle Capitanerie di Porto, ovvero il sistema ufficiale nazionale per la gestione dei dati relativi al posizionamento e alle caratteristiche delle navi, acquisendo i dati aggiornati per ogni nave presente nel porto. L’implementazione di questo sistema rientra tra le premesse fondamentali sulla base delle quali promuovere lo sviluppo di politiche green a diretto beneficio della relazione porto-città. In tal senso, le tecnologie digitali rappresentano per gli operatori marittimi, per le imprese legate al mondo della blue economy e ai servizi ad essi connessi un alleato fondamentale di crescita sostenibile con strumenti efficaci per governare i processi di transizione energetica e sostenibilità delle realtà portuali.

Un approccio alla sostenibilità per migliore l’impatto delle emissioni nei Porti italiani. Il nostro paese, infatti, è quello in cui le emissioni portuali complessive sono più alte, sebbene non sia certo il primo per merci e passeggeri movimentati e annoveri solo un porto nella classifica dei peggiori, Genova, al decimo posto (nonostante nel capoluogo ligure da alcuni anni sia stato introdotto un accordo volontario ribattezzato Genoa Blue Agreement voluto dalla locale Capitaneria di Porto, che impone, alle navi che aderiscono, l’utilizzo di carburante con tenore di zolfo inferiore allo 0,1%  prima del loro ingresso in porto).

Dal PNRR 300 milioni per i dottorati di ricerca

Dal PNRR una rivoluzione per la ricerca, i dottorati di ricerca e la crescita delle dinamiche industriali e innovative. Dall’analisi dei focus progettuali del governo e delle linee progettuali intraprese risultano esservi a disposizione 7.500 borse per dottorati di ricerca innovativi nella pubblica amministrazione e in azienda, che sosteranno l’alta formazione e la specializzazione post-laurea in diversi ambiti, dal patrimonio culturale alla duplice transizione verde e digitale.

Un’occasione importante per rafforzare le capacità innovative di dottorati di ricerca, professionisti e manager, spendendo i soldi della formazione in Italia e nel Meridione italiano e bypassando, almeno per questa volta, strutture ed enti formativi ubicati o aventi indirizzo all’estero.

Vale oltre 11 miliardi di euro la componente 2 “Dalla ricerca all’impresa” della quarta missione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) redatto dal Governo Draghi, che riunisce le misure volte ad incentivare gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione in Italia. Una recente ricerca sui processi di innovazione e digitalizzazione per i liberi professionisti ha misurato la vocazione al digitale di circa 500 studi italiani, in larga maggioranza commercialisti ma anche avvocati e consulenti del lavoro, per il 50% con sede in Lombardia. Nell’ultimo triennio quasi due studi su tre hanno speso in media non più di 5mila euro all’anno in soluzioni e applicativi digitali, ma c’è anche una quota del 9,2% che sta spingendo sull’acceleratore investendo oltre 15mila euro. Diversa la fotografia se si guarda al numero dei dipendenti. Gli studi con oltre 20 dipendenti hanno una media annua di investimenti di 26.650 euro e uno su quattro supera quota 30mila. Gli studi tra i 5 e i 20 dipendenti raggiungono una media di 13600 euro circa ma uno su quattro supera i 15mila. Gli investimenti aumentano all’aumentare della dimensione dello studio ma non in modo proporzionale rispetto alla crescita di fatturato o di dipendenti: la vera leva di sviluppo del digitale è il capitale umano e non il fatturato poiché gli investimenti crescono di più al crescere delle persone che lavorano nello studio rispetto al caso della crescita del volume d’affari.

Il Trentino e la costiera amalfitana per una nuova idea di turismo

Incrociare le migliori idee provenienti dal Trentino Alto Adige sul turismo 4.0 e innovativo e riproporlo nella costiera amalfitana è un programmazione interessante e già riuscita. Gli studenti del Liceo scientifico ‘Francesco Severi’ di Salerno hanno svolto una serie di lezioni all’aperto lungo i sentieri della Costiera Amalfitana nell’ambito di un Pcto (Percorso per le competenze trasversali e l’orientamento) realizzato con la collaborazione di diversi enti ed associazioni, tra cui l’Azienda di soggiorno di Bolzano, Legambiente e la società di consulenza Gruppo Iovine. Gli eventi epocali e il cambiamento climatico degli ultimi anni hanno evidenziato in maniera molto chiara la necessità di rivedere il modo di pensare alla risorsa turismo come qualcosa di stabile e definito nelle sue modalità di proposta e di fruizione. Riuscire ad attivare un percorso di programmazione che veda coinvolte le rappresentanze del mondo imprenditoriale, quelle del lavoro dipendente e le Istituzioni a tutti i livelli di competenza. Elemento di successo di una proposta turistica che vuole cogliere tutte le occasioni della domanda delle nuove platee di fruitori saranno la qualità e la formazione professionale che, unite al valore dell’occupazione ed alla valorizzazione anche delle aree finora meno coinvolte nei processi di sviluppo, costituiscono gli elementi fondativi del modello turistico moderno. Transizione ecologica, mobilità sostenibile, slow tourism sono inevitabilmente le direttrici di sviluppo economico a livello globale, in un contesto in cui l’Italia ha un enorme vantaggio competitivo.

Il Trentino Alto Adige dimostra che il turismo sostenibile non solo è una possibilità ma una realtà concreta che porta notevoli risultati occupazionali e sociali. Il progetto, che ha coinvolto gli alunni del Liceo ‘Severi’ di Salerno dall’anno scorso, ha avuto tra gli obiettivi primari anche la sensibilizzazione degli studenti alla cultura dell’uso sostenibile delle risorse naturali. I giovani vanno infatti preparati a comprendere i benefici della transizione ecologica che si configurano come opportunità di lavoro oltre che di miglioramento della qualità della vita. Il turismo slow è una realtà importante che apre enormi opportunità anche per i giovani che hanno la sensibilità di proporsi come guide o animatori turistici in un Paese come l’Italia che ha veri e propri angoli di paradiso. Riuscire a riproporre nelle zone meridionali il modello di eccellenza turistica del Trentino Alto Adige rappresenta un’occasione di crescita economica e occupazionale per i giovani del Sud che merita ulteriore approfondimento e una opportuna e certosina divulgazione.