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Il commercio mondiale e i segnali di rallentamento

L’emergenza sanitaria e il conflitto nell’Europa Orientale rallentano le prospettive del commercio mondiale, confermando i segnali di rallentamento elaborati ad inizio anno da parte degli esperti economici. Nei primi tre mesi dell’anno, gli scambi mondiali di merci, pur confermando una dinamica tendenziale in crescita nella misura a prezzi costanti, hanno segnato un’ulteriore decelerazione del ritmo di sviluppo, scendendo dal +9.9 per cento tendenziale del 4° trimestre del 2021 al +4.9% tendenziale del trimestre più recente. Particolarmente significativa risulta la decelerazione che ha interessato le industrie di Macchinari e impianti per i processi industriali (con un differenziale negativo di oltre 17 punti percentuali), Prodotti finiti per la persona, che, seppure mostrano nei primi tre mesi del 2022 la performance di crescita più favorevole (+10.7% a prezzi costanti), scontano un differenziale negativo di oltre 16 punti percentuali rispetto alla media 2021, Componenti elettroniche (che perdono 16 punti percentuali nei ritmi di sviluppo più recenti rispetto alla media 2021) e Prodotti finiti per la casa, che – con un differenziale negativo di oltre 15 punti percentuali – perdono posizioni nella graduatoria delle industrie più in crescita.

Non da ultimo, va evidenziato il caso dei Mezzi di trasporto e per l’agricoltura, che – con un andamento tendenziale divenuto leggermente negativo nel primo trimestre dell’anno – scendono all’ultimo posto per performance tendenziale del primo trimestre dell’anno e rallentano di circa 15 punti percentuali rispetto alla media del 2021. Di contro, si segnalano alcune industrie che non ravvisano rallentamenti significativi, ma anzi in alcuni casi accelerano. È il caso, ad esempio, dei Prodotti finiti di largo consumo, che – dopo un 2021 che aveva registrato una debole crescita del commercio mondiale a prezzi costanti – nel primo trimestre dell’anno incrementa di 5 punti il proprio ritmo di crescita (salendo al +6.1% tendenziale a prezzi costanti). Da segnalare, inoltre, il caso dell’industria Alimentari confezionati e bevande, che nel primo trimestre dell’anno (+6.6%) ha sostanzialmente conservato gli stessi ritmi tendenziali del commercio mondiale che avevano caratterizzato il 2021.

Nel corso dei prossimi mesi risulta particolarmente importante osservare l’evoluzione del commercio mondiale per capire come sviluppare le attività commerciali con canale estero e, nonostante gli elementi di incertezza subentrati nel periodo più recente, accelerare in termini di innovazione, digitalizzazione e ricerca con un contributo positivo allo sviluppo delle economie mondiali.

Nel frattempo, per le imprese esportatrici risulterà particolarmente strategico riuscire a misurare gli andamenti dei diversi mercati sui quali operano e a valutare i propri risultati rispetto a quelli dei diversi concorrenti, valorizzando le opportunità del marketing digitale, delle fiere B2B, del network tra professionisti e affidandosi ad una consulenza di qualità e incentrata sulle opportunità provenienti dall’estero. 

Un nuovo pacchetto di misure per le ZES

Un nuovo pacchetto di misure per le ZES, inclusa una nuova linea di finanziamento dei Contratti di sviluppo per le Zone economiche speciali, trova spazio nel decreto PNRR 2 approvato il 13 aprile dal Consiglio dei ministri. Al fine di definire il miglior pacchetto insediativo possibile nelle otto ZES del Sud finanziate dal PNRR, infatti, il ministero per la Coesione ha lavorato ad un intervento legislativo e normativo che amplia il perimetro d’azione del tax credit ZES, in modo da renderlo più calzante con le reali esigenze insediative nelle Zone economiche speciali. Una progettualità nazionale interessante e che non deve cadere nel dimenticatoio delle imprese che devono comprendere e utilizzare le nuove opportunità provenienti dall’Europa e dalle ZES.

Nelle ultime settimane e nel corso del recente webinar sulla ZES Campania, dopo qualche settimana di distanza dall’annuncio della ministra Mara Carfagna del lancio della campagna di promozione delle ZES in Europa e nel mondo, per attrarre investimenti nazionali e internazionali, a partire da un evento a tema svoltosi a marzo a Expo Dubai, risulta essenziale ed interessante rilanciare l’azione divulgativa e formativa sulla tematica, senza dimenticare le importanti opportunità per le imprese e le startup italiane e meridionali.

Un’azione necessaria per usare le ZES come volano di sviluppo dei territori, in linea con quanto previsto dall’accordo firmato a maggio 2021 con la Farnesina e il ministro Luigi Di Maio. Ad attuare gli interventi saranno anche l’Anas, Rfi e le Autorità di Sistema Portuale, tutti chiamati ad inviare al MIMS l’analisi ambientale delle opere secondo il principio di non arrecare danni significativi all’ambiente e a comunicare le iniziative che intendono adottare per favorire l’inclusione di giovani e donne nella progettazione e nella realizzazione degli interventi. Oltre a stanziare i fondi per gli investimenti il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha previsto anche una riforma delle ZES per renderle più attrattive, semplificando il sistema di governance e favorendo la cantierabilità degli interventi in tempi rapidi, nonché l’insediamento di nuove imprese.

Dal MISE 2,5 miliardi per startup grazie al CDP Venture Capital

Il MISE ha assegnato le risorse a CDP Venture Capital Sgr, controllata al 70% dal Gruppo Cassa Depositi e Prestiti (CDP), che ha il compito di attirare nuovi investitori, nazionali ed internazionali, e far crescere il mercato del venture capital in Italia. Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha definito un pacchetto di misure per sostenere e rafforzare gli investimenti in startup e PMI innovative, al fine di favorire la crescita di un ecosistema di innovazione e accompagnare i processi di transizione ecologica e digitale. CDP Venture Capital avrà quindi a disposizione i due miliardi di euro stanziati dal Ministero in attuazione al decreto Infrastrutture, a cui si aggiungeranno 550 milioni di risorse previste dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)Altri 600 milioni saranno stanziati da parte di CDP e investitori terzi. Con la nuova dotazione di CDP Venture Capital – che nei suoi primi due anni di attività ha deliberato investimenti per circa 700 milioni – potrà consolidare il ruolo di principale player nel mercato nazionale, stimolando un’ulteriore forte spinta all’intero settore delle startup e PMI innovative.

In arrivo, quindi una serie di iniziative che, come ha spiegato il ministro Giorgetti, mirano a “dare un segnale concreto, importante e immediato per accompagnare le imprese italiane verso la vittoria della sfida con la transizione ecologica che se non è affrontata con lungimiranza ed equilibrio lascerà sul suo percorso morti e feriti in termini di aziende chiuse e persone che restano senza lavoro“. Le nuove risorse verranno utilizzate per il rafforzamento del sostegno alle startup nelle fasi iniziali anche attraverso poli di trasferimento tecnologico e programmi di accelerazione e per la promozione di iniziative a favore dei processi di transizione ecologica e digitale delle PMI italiane e delle filiere chiave.

La Zona Economica Speciale Jonica e le infrastrutture “soft” e “hard”

La Zona Economica Speciale Jonica ritorna al centro del dibattito tra analisti, imprenditori, esperti di logistica e di blue economy. L’occasione si è avuta grazie ad un importante dibattito online organizzato da Gianni Liviano. La prima ad intervenire è la dottoressa Valentina Di Milla, CEO della società RALIAN Research & Consultancy e chief executive officer di FEMOZA, la federazione mondiale delle Zone Economiche Speciali, che ha esposto alcune questioni fondamentali da tenere bene a mente. La prima: le infrastrutture “soft” vanno implementate prima della “hard”. Nel primo gruppo includiamo tutto ciò che non si può toccare. La digitalizzazione, dunque, ma soprattutto il quadro normativo di riferimento. Nel secondo gruppo rientrano i collegamenti stradali, ferroviari, gli edifici. Dunque, secondo Di Milla, non c’è attrattività che tenga senza una normativa chiara e una burocrazia snella. «Con norme troppo complesse si neutralizzano i vantaggi della ZES».

Una volta reso efficiente l’apparato infrastrutturale soft siamo certi che l’efficientamento pesante sarà una naturale conseguenza perché gioverà non solo di risorse pubbliche come quelle di cui stiamo parlando, ma anche della fiducia degli investitori che sceglieranno di delocalizzare all’interno del perimetro della ZES. E anche qui non senza un impegno all’apertura dei cantieri con procedure semplici e veloci e alla loro chiusura in altrettanto rapidi tempistiche. Vedete, il discorso è molto semplice. In una recente riunione effettuata con l’UNCTAD (Conferenza permanete delle nazione unite per il commercio e lo sviluppo) per la formazione di un’alleanza Globale delle più importanti organizzazioni mondiali delle ZES (di cui con FEMOZA siamo fondatori) è emerso che oggi si contano circa 7000 ZES nel mondo tra attive e in implementazione. I soldi sono mobili, camminano, si spostano senza spostarsi realmente. Non è difficile trovare alternative più valide della nostra se i nostri cantieri non chiudono in tempo. Bisogna essere molto realisti e concreti. Soprattutto, i soldi non si interessano al bel mare e non hanno radici a meno che non abbiano come oggetto di investimento un cluster turistico“, ha ribadito Valentina Di Milla, CEO della società Ralian e chief executive officer di FEMOZA, la federazione mondiale delle Zone Economiche Speciali.

La Zona Economica Speciale Jonica è una ZES interregionale, in quanto include aree sia in Puglia che in Basilicata e la sua istituzione risale ormai al 2019, quando fu firmato un apposito DPCM. Dopo oltre due anni è il caso di fermarsi a riflettere sulla situazione attuale.

La Zona Economica Speciale Jonica ha un grande vantaggio: la Zona Franca Doganale interna al suo porto.

Taranto ha la ZFD interna al suo driver ZES. Questo è un potente fattore attrattivo per tutte quelle imprese che hanno l’export come vocazione principale con il vantaggio che gli effetti sospensivi attuabili grazie ad un ZFD sono senza limiti temporali, a differenza delle ZES i cui incentivi economici e finanziari hanno una durata limitata e sottoposta a condizioni. Attenzione: Stiamo parlando di efficientamento infrastrutturale da strutturare in un quadro burocratico, amministrativo e normativo di semplice lettura al fine di efficientare al contempo l’anima dell’attività di una ZES ossia la logistica. Infatti, dotare una Zona Franca, con eventuale Export processing zone inclusa, permette il raggiungimento dell’efficienza logistica e il posizionamento su livelli di sostenibilità ambientale più elevati grazie all’intermodalità e alla politica più efficiente rispetto all’ultimo miglio“, ha ribadito Valentina Di Milla. 

Cresce l’export delle regioni italiane ma il Meridione è indietro

Secondo i recenti dati e le analisi pubblicate dall’Istat, la dinamica congiunturale dell’export risulta positiva per le sole ripartizioni del Nord. Su base tendenziale, la crescita è sostenuta per tutte le ripartizioni, seppure in rallentamento rispetto al trimestre precedente. Nel complesso dei primi nove mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2020, si registra un marcato incremento dell’export per tutte le regioni italiane, a eccezione della Basilicata.

I contributi positivi maggiori derivano dalle grandi regioni del Nord, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e dalla Toscana, che nell’insieme spiegano i tre quarti della crescita delle esportazioni italiane nel periodo. Le prime dieci province, in termini di contributi alla crescita tendenziale dell’export del Paese nei primi nove mesi del 2021, sono localizzate nel Nord e nel Centro e nel complesso, contribuiscono per circa 9 punti percentuali all’aumento dell’export nazionale nel periodo. La spinta del Pnrr è decisiva per accorciare le distanze che lo dividono dal resto del Paese, ma da sola non basta. Se è fondamentale per indurre un’accelerazione del tasso di crescita, non è sufficiente per raggiungere la convergenza.

Per il 2022 si prevede un aumento del Pil del 4,2% al Centro-Nord e del 4% nel Mezzogiorno, con quest’ultimo quindi che resta «agganciato alla ripresa del Nord». Nel  biennio 2023-2024 i tassi di crescita del Sud si attestano rispettivamente tra +1,9% e +1,5%, e comincia a emergere una «significativa divaricazione» rispetto al resto del Paese che dovrebbe crescere del +2,6% nel 2023 e del +2% nel 2024. Per le imprese del Meridione italiano resta essenziale affidarsi ad una consulenza ottimale, attiva sul territorio, che riesca a comprendere l’importanza dei meccanismi territoriali, delle difficoltà dei territori del Sud Italia e pronta a sostenere le imprese in un processo di internazionalizzazione ed export che possa essere davvero incisivo per la crescita all’interno dei mercati esteri.

Lo Sportello Unico Doganale e i vantaggi logistici per le imprese

Importanti e sostanziali novità per la logistica italiana e l’utilizzo dei fondi del PNRR per lo sportello unico doganale. Il regolamento per lo Sportello Unico Doganale e dei Controlli (Sudoco), lo strumento previsto nel PNRR per le riforme legate alla competitività della rete logistica, che ha l’obiettivo di semplificare, velocizzare e rendere trasparenti le procedure per i controlli delle merci in entrata e in uscita dall’Italia, diventerà operativo.

Le disposizioni contenute nel regolamento estendono la competenza dello Sportello Unico Dogale a tutti i controlli connessi all’entrata e all’uscita delle merci, favorendo in questo modo l’adeguamento del sistema nazionale alle raccomandazioni emanate a livello internazionale che prevedono la trasmissione delle informazioni da parte degli operatori una sola volta attraverso un’interfaccia unica e la necessità di eseguire i controlli nel momento stesso delle operazioni e nello stesso luogo. Importanti servizi per le imprese che in tale modo riescono ad ottimizzare risorse e tempi ottenendo un’interfaccia unica per l’attivazione dei procedimenti e dei controlli necessari all’entrata e all’uscita delle merci nel e dal territorio nazionale, la tracciabilità dello stato di avanzamento dei controlli e la verifica dell’avvenuta conclusione dei procedimenti.

Tali novità aiutano a comprendere l’importanza di un’efficace consulenza che consente alle imprese, attraverso una certosina compilazione dei dati richiesti dal portale, una visione completa delle inadempienze doganali, il rilascio di certificazioni, autorizzazioni e licenze. Gli operatori possono consultare in tempo reale sul portale lo stato di avanzamento delle procedure fino alla loro conclusione e non dovranno presentare alcuna documentazione all’Ufficio doganale, mentre i controlli verranno espletati contestualmente alla presentazione della merce e nello stesso luogo.  “Lo Sportello Unico Doganale e dei Controlli favorirà l’intera filiera del trasporto delle merci, dai produttori agli autotrasportatori, assicurando il dialogo telematico e il coordinamento tra le amministrazioni e gli organi dello Stato e gli operatori economici interessati“, ha spiegato il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini. Concrete misure per la crescita delle relazioni commerciali attraverso una sana gestione e diffusione della digitalizzazione delle pratiche commerciali.

Finanziamenti agevolati per PMI innovative orientate all’export

Nuove opportunità per le imprese interessate alla crescita dell’export e ai processi di internazionalizzazione. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha messo a disposizione 800 milioni di euro in finanziamenti a tasso agevolato e 400 milioni in contributi a fondo perduto a favore delle PMI italiane orientate ai mercati esteri, alla promozione dell’export e per nuovi processi di vendita attraverso il Fondo 394/81 gestito da SIMEST. Per tutte le misure, le aziende potranno chiedere una quota di finanziamento a fondo perduto fino al 25%. La percentuale sale al 40% se l’impresa ha sede nel Mezzogiorno. Le PMI basate nelle regioni del Sud Italia beneficiano inoltre di una riserva pari al 40% delle risorse totali (Riserva Sud).

Tra le priorità identificate per una innovativa visione dell’export e dei processi aziendali, la transizione digitale ed ecologica delle PMI con vocazione internazionale attraverso un finanziamento agevolato per la realizzazione di investimenti volti a favorire la transizione digitale delle PMI, promuoverne la crescita sostenibile, rafforzarne la competitività sui mercati esteri e la promozione del commercio elettronico delle PMI in Paesi esteri (e-commerce) con un finanziamento agevolato per la creazione di una piattaforma di e-commerce per la commercializzazione in Paesi esteri di beni o servizi prodotti in Italia o con marchio italiano.

Lo strumento è destinato alla realizzazione di un progetto di investimento digitale finalizzato all’export, che può essere la creazione di una nuova piattaforma propria, il miglioramento di una piattaforma già esistente o l’accesso ad uno spazio di terzi come un market place. In una fase critica come quella attuale, il commercio online potrebbe rappresentare una soluzione per alleviare il calo dei consumi e per far ripartire l’economia. Tuttavia, nonostante il valore delle esportazioni digitali sia aumentato (11,8 miliardi per il B2C e 134 per il B2B nel 2019), il loro peso sulle esportazioni totali rimane ancora piuttosto esiguo.