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L’analisi sugli investimenti diretti esteri elaborata dall’UNCTAD

Secondo l’Investment Trends Monitor dell’UNCTAD, recentemente pubblicato, i flussi globali legati agli investimenti diretti esteri (IDE) mostrano un forte rimbalzo già nel 2021 con interessanti prospettive di crescita con il nuovo anno. Nel 2021 vengono registrati sistematici aumenti, con un aumento del 77% rispetto agli anni pre-emergenza sanitaria. Per investimenti diretti esteri si intende quel movimento di capitale che parte da un paese e ne coinvolge un altro, per mezzo del quale una impresa o un ente (sia pubblico che privato) partecipa in modo duraturo alle attività di una realtà autoctona. Le economie sviluppate hanno visto una crescita degli investimenti diretti esteri (IDE) che hanno raggiunto nel 2021 i 777 miliardi di dollari. In Europa, oltre l’80% dei flussi di investimento è dovuto alle forte oscillazioni legate all’emergenza sanitaria. I flussi di investimenti diretti esteri nelle economie dei Paesi in via di sviluppo registrano sostanziali aumenti con la crescita dell’Asia orientale e sudorientale (+20%), un aumento in America Latina, Caraibi e Asia occidentale. Una posizione molto particolare è stata registrata dagli Emirati Arabi Uniti.

L’anno 2021 ha visto gli Emirati Arabi Uniti avanzare negli indici di competitività globale e l’annuncio di importanti progetti di investimento e piani strategici per raggiungere uno sviluppo sostenibile in più settori, in linea con gli standard internazionali.

Gli Emirati Arabi Uniti hanno superato 152 indici globali e si sono classificati tra i primi cinque paesi del mondo in 274 indici. È stato anche tra i primi dieci paesi in 425 indici globali, secondo l’Annuario della competitività globale 2021, dove gli Emirati Arabi Uniti si sono classificati al primo posto in diversi settori economici nei settori della finanza e delle tasse, dell’economia, della tecnologia avanzata e dell’energia.

Anche i flussi d’investimento in Africa registrano significativi aumenti. Nonostante l’emergenza sanitaria, la fiducia degli investitori internazionali risulta forte e molto legata alla filiera delle infrastrutture, soprattutto in quei contesti geopolitici favorevoli a finanziamenti a lunga gittata e con la presenza di pacchetti di stimolo per la ripresa dei programmi di investimenti esteri.  Il ritmo delle vaccinazioni, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, nonché la velocità di attuazione degli incentivi agli investimenti infrastrutturali, restano importanti fattori di incertezza internazionale e l’attuazione o soluzione di tali tematiche globali saranno al centro delle dinamiche degli investimenti esteri diretti (IDE) del nuovo anno.

L’importanza di valorizzare e comprendere le Zone Franche

Nate sulla base dell’esperienza francese delle Zones Franches Urbanes con l’obiettivo di favorire lo sviluppo economico e sociale di quartieri e aree urbane caratterizzate da disagio sociale, economico ed occupazionale, le Zone Franche intervengono per favorire la ripresa e lo sviluppo di territori che soffrono di particolari condizioni economiche e che necessitano di particolari agevolazioni fiscali e burocratiche per la crescita economica territoriale. L’interesse per le Zone Franche sta continuamente aumentando, nonostante i processi di omogeneizzazione fiscale e doganale avanzino rapidamente.

Nel contesto meridionale risulta particolarmente importante valorizzare le Zone Franche Doganali ove l’elemento caratteristico è la concessione di agevolazioni fiscali ai vari territori, da parte dell’Unione Europea e con diversi obiettivi: aumentare il commercio internazionale, diminuire la disoccupazione e velocizzare lo sviluppo economico.

Affinché la zona franca possa essere catalizzatore di sviluppo, sono necessari principalmente buona qualità delle infrastrutture, ottimo coordinamento tra politiche locali, regionali e nazionali, strategie di marketing mirate, innovazione tecnologica, digitalizzazione e cooperazione tra imprese.

In Italia, l’importanza delle Zone Franche trova ulteriore conferma dalla necessità di verificare se perdurano condizioni d’interesse per ricorrere, in forme nuove e diversificate, a strumenti che si sono spesso coniugati in passato con vivaci rivendicazioni autonomistiche e con la richiesta di regimi differenziati per riequilibrare gli svantaggi territoriali delle zone di montagna, urbane, periferiche e insulari. Molte organizzazioni settoriali chiedono una flessibilità degli ordinamenti tributari quale condizione per il riequilibrio delle disparità territoriali.

Tuttavia, risulta importante ribadire che le Zone Franche costituiscono il più importante catalizzatore di investimenti usato come driver di attrazione per gli investimenti esteri nella strategia di rilancio del nostro Paese.