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Dal MISE 2,5 miliardi per startup grazie al CDP Venture Capital

Il MISE ha assegnato le risorse a CDP Venture Capital Sgr, controllata al 70% dal Gruppo Cassa Depositi e Prestiti (CDP), che ha il compito di attirare nuovi investitori, nazionali ed internazionali, e far crescere il mercato del venture capital in Italia. Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha definito un pacchetto di misure per sostenere e rafforzare gli investimenti in startup e PMI innovative, al fine di favorire la crescita di un ecosistema di innovazione e accompagnare i processi di transizione ecologica e digitale. CDP Venture Capital avrà quindi a disposizione i due miliardi di euro stanziati dal Ministero in attuazione al decreto Infrastrutture, a cui si aggiungeranno 550 milioni di risorse previste dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)Altri 600 milioni saranno stanziati da parte di CDP e investitori terzi. Con la nuova dotazione di CDP Venture Capital – che nei suoi primi due anni di attività ha deliberato investimenti per circa 700 milioni – potrà consolidare il ruolo di principale player nel mercato nazionale, stimolando un’ulteriore forte spinta all’intero settore delle startup e PMI innovative.

In arrivo, quindi una serie di iniziative che, come ha spiegato il ministro Giorgetti, mirano a “dare un segnale concreto, importante e immediato per accompagnare le imprese italiane verso la vittoria della sfida con la transizione ecologica che se non è affrontata con lungimiranza ed equilibrio lascerà sul suo percorso morti e feriti in termini di aziende chiuse e persone che restano senza lavoro“. Le nuove risorse verranno utilizzate per il rafforzamento del sostegno alle startup nelle fasi iniziali anche attraverso poli di trasferimento tecnologico e programmi di accelerazione e per la promozione di iniziative a favore dei processi di transizione ecologica e digitale delle PMI italiane e delle filiere chiave.

Il nuovo bando per l’export digitale e l’internazionalizzazione

Nuovo e interessante bando 2022 per la promozione dell’export digitale e l’internazionalizzazione. Con l’inizio del nuovo anno è possibile richiedere un nuovo voucher per l’export digitale, con le nuove linee di intervento del Fondo 394/81 e il ritorno del voucher Digital Temporary Export Manager. Oltre alla molte di risorse messe sul tavolo, il dato più significativo per l’internazionalizzazione previsto dalla Manovra 2022 è, infatti, proprio la stabilizzazione nel tempo di uno strumento come il Fondo 394-81, divenuto ormai fondamentale per la proiezione delle imprese italiane sui mercati esteri. A ciò si affianca una sistematizzazione delle modalità di programmazione dell’attività promozionale dell’ICE, da leggersi sempre nell’ottica di una programmazione di medio-lungo periodo degli strumenti pubblici a sostegno delle imprese italiane che competono all’estero.

Tra i macro obiettivi istituzionali ritroviamo anche quello di rivedere e implementare le modalità di programmazione dell’attività promozionale dell’ICE-Agenzia, prevedendo che la programmazione dello stanziamento promozionale dell’ICE sia effettuata su base triennale mediante un decreto del Ministro degli affari esteri, d’intesa con i Ministri dello sviluppo economico e dell’agricoltura. Infine, il testo prevede che il Fondo per la promozione degli scambi e l’internazionalizzazione sia incrementato di 1 milione di euro per l’anno 2024, 63,72 milioni per l’anno 2025, 69,33 milioni per l’anno 2026, 73,72 milioni euro per l’anno 2027, 76,32 milioni di euro per l’anno 2028 e infine 81,32 milioni a decorrere dall’anno 2029. Sul fronte internazionalizzazione, la legge di conversione approvata in via definitiva dal Parlamento, gioca di sponda con il PNRR, assicurando importanti e sostanziali risorse per i prossimi anni per quelle realtà societarie interessate all’internazionalizzazione, alla promozione dell’export digitale e all’apertura verso i mercati esteri. D’altronde, in rapporto alla promozione dei nuovi processi di internazionalizzazione e di export digitale, le aziende italiane, soprattutto le PMI, spesso non riescono a gestire autonomamente tutte le attività e le complessità che circondano un serio utilizzo dell’e-commerce e del digitale, sia a livello nazionale che internazionale e diventa dunque fondamentale la collaborazione con operatori esperti del mercato di destinazione e delle strategie di export.

Oltre al giusto partner, a un’azienda realmente interessata a entrare sui mercati digitali internazionali non possono assolutamente mancare voglia di impegnarsi e di dedicare le giuste risorse al progetto. Parliamo sia di risorse umane, ossia avere un team dedicato che segua le attività online su ciascun mercato estero presidiato, che di risorse finanziare.

Finanziamenti agevolati per PMI innovative orientate all’export

Nuove opportunità per le imprese interessate alla crescita dell’export e ai processi di internazionalizzazione. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha messo a disposizione 800 milioni di euro in finanziamenti a tasso agevolato e 400 milioni in contributi a fondo perduto a favore delle PMI italiane orientate ai mercati esteri, alla promozione dell’export e per nuovi processi di vendita attraverso il Fondo 394/81 gestito da SIMEST. Per tutte le misure, le aziende potranno chiedere una quota di finanziamento a fondo perduto fino al 25%. La percentuale sale al 40% se l’impresa ha sede nel Mezzogiorno. Le PMI basate nelle regioni del Sud Italia beneficiano inoltre di una riserva pari al 40% delle risorse totali (Riserva Sud).

Tra le priorità identificate per una innovativa visione dell’export e dei processi aziendali, la transizione digitale ed ecologica delle PMI con vocazione internazionale attraverso un finanziamento agevolato per la realizzazione di investimenti volti a favorire la transizione digitale delle PMI, promuoverne la crescita sostenibile, rafforzarne la competitività sui mercati esteri e la promozione del commercio elettronico delle PMI in Paesi esteri (e-commerce) con un finanziamento agevolato per la creazione di una piattaforma di e-commerce per la commercializzazione in Paesi esteri di beni o servizi prodotti in Italia o con marchio italiano.

Lo strumento è destinato alla realizzazione di un progetto di investimento digitale finalizzato all’export, che può essere la creazione di una nuova piattaforma propria, il miglioramento di una piattaforma già esistente o l’accesso ad uno spazio di terzi come un market place. In una fase critica come quella attuale, il commercio online potrebbe rappresentare una soluzione per alleviare il calo dei consumi e per far ripartire l’economia. Tuttavia, nonostante il valore delle esportazioni digitali sia aumentato (11,8 miliardi per il B2C e 134 per il B2B nel 2019), il loro peso sulle esportazioni totali rimane ancora piuttosto esiguo.

L’importanza di valorizzare e comprendere le Zone Franche

Nate sulla base dell’esperienza francese delle Zones Franches Urbanes con l’obiettivo di favorire lo sviluppo economico e sociale di quartieri e aree urbane caratterizzate da disagio sociale, economico ed occupazionale, le Zone Franche intervengono per favorire la ripresa e lo sviluppo di territori che soffrono di particolari condizioni economiche e che necessitano di particolari agevolazioni fiscali e burocratiche per la crescita economica territoriale. L’interesse per le Zone Franche sta continuamente aumentando, nonostante i processi di omogeneizzazione fiscale e doganale avanzino rapidamente.

Nel contesto meridionale risulta particolarmente importante valorizzare le Zone Franche Doganali ove l’elemento caratteristico è la concessione di agevolazioni fiscali ai vari territori, da parte dell’Unione Europea e con diversi obiettivi: aumentare il commercio internazionale, diminuire la disoccupazione e velocizzare lo sviluppo economico.

Affinché la zona franca possa essere catalizzatore di sviluppo, sono necessari principalmente buona qualità delle infrastrutture, ottimo coordinamento tra politiche locali, regionali e nazionali, strategie di marketing mirate, innovazione tecnologica, digitalizzazione e cooperazione tra imprese.

In Italia, l’importanza delle Zone Franche trova ulteriore conferma dalla necessità di verificare se perdurano condizioni d’interesse per ricorrere, in forme nuove e diversificate, a strumenti che si sono spesso coniugati in passato con vivaci rivendicazioni autonomistiche e con la richiesta di regimi differenziati per riequilibrare gli svantaggi territoriali delle zone di montagna, urbane, periferiche e insulari. Molte organizzazioni settoriali chiedono una flessibilità degli ordinamenti tributari quale condizione per il riequilibrio delle disparità territoriali.

Tuttavia, risulta importante ribadire che le Zone Franche costituiscono il più importante catalizzatore di investimenti usato come driver di attrazione per gli investimenti esteri nella strategia di rilancio del nostro Paese.