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Preparare i Comuni per i bandi del PNRR

Nei prossimi mesi si prevede un calendario ricco per i comuni e le realtà istituzionali della nostra Penisola con le scadenze dei bandi per 10,8 miliardi, più di un quarto della fetta comunale del Recovery: il numero e la qualità delle risposte locali offrirà la base per pronostici più circostanziati di quelli circolati fino ad oggi. I Comuni sono chiamati a replicare il tasso di risposta realizzato sulla rigenerazione urbana, che ha spinto il governo all’integrazione dei fondi per 905 milioni in arrivo con emendamento al Milleproroghe o al Sostegni-ter. Marzo sarà il mese “infrastrutturale”, giocato tutto nella missione 1 con la scadenza degli avvisi per gli investimenti nell’«attrattività dei borghi» (580 milioni, 15 marzo), parchi e giardini storici (300 milioni, 15 marzo) e per l’efficienza energetica di cinema e teatri (200 milioni, 18 marzo).

Purtroppo, però, gli enti locali – soprattutto al Sud – spesso non sono nelle condizioni di poter sfruttare al meglio queste opportunità, in particolare per carenze finanziarie e di organico. Per questo, il governo ha messo in campo una serie di strumenti per supportare l’azione di Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni, con un’attenzione particolare al Mezzogiorno. Si tratta di azioni volte a potenziare gli organici delle amministrazioni locali con figure tecniche specifiche, a ricercare progetti per determinati obiettivi, a fornire assistenza nelle varie fasi di programmazione e realizzazione delle opere. Inoltre, nell’ambito del decreto-legge ‘Recovery’’ un altro emendamento approvato alla Camera dei deputati consentirà all’Agenzia per la Coesione territoriale di stipulare contratti di collaborazione a personale specializzato e professionisti, che andranno a supportare Comuni, Province e Città metropolitane del Mezzogiorno. L’obiettivo è di accelerare la definizione e l’attuazione degli interventi del PNRR e delle politiche di coesione nazionali ed europee. Le Regioni possono richiedere di utilizzare risorse dei Programmi operativi complementari (POC), finanziati dai Fondi strutturali europei e cofinanziati con risorse nazionali, per azioni di supporto tecnico e operativo all’attuazione dei progetti del PNRR.

I fondi del PNRR per i piccoli Comuni

La ricrescita delle comunità interne e delle zone perifiche del Paese può avvenire attraverso una sana gestione dei fondi del PNRR per i piccoli comuni. L’ANAC e l’Agenzia per la coesione hanno pubblicato per le realtà comunali di piccole dimensioni dei bandi-tipo, una sorta di guida che i sindaci possono usare per i concorsi di progettazione e di idee delle opere finanziate con il Recovery plan. Una notizia importante per la pubblica amministrazione, il tessuto economico dei piccoli comuni ma anche per le imprese e i professionisti interessati alle gare e ai concorsi che verranno indetti.

I bandi tipo predisposti da ANAC e Agenzia della Coesione riguardano due tipologie di procedure. Il primo interessa infatti i concorsi di progettazione a due gradi. “Si tratta, invero, di un disciplinare che presenta aspetti di complessità maggiore rispetto ad un mero bando di gara, venendo a disciplinare tutta la procedura di scelta del vincitore”, si legge nella documentazione. Il bando disciplina si basa una procedura telematica aperta in due gradi, ma prevede in alternativa anche le clausole che la stazione appaltante deve inserire qualora intenda usare una procedura ristretta. Il secondo bando tipo riguarda invece i concorsi di idee per l’acquisizione di proposte progettuali per l’organizzazione di servizi sociali. Anche in questo caso il disciplinare fornisce elementi utili qualora la stazione appaltante voglia già indicare nel bando di gara che “la proposta o le proposte selezionate potranno essere poste a base di successive procedure di co-progettazione, inclusa la procedura riservata“.

I bandi tipo redatti si rivolgono agli uffici dei piccoli Comuni con popolazione inferiore a 30mila abitanti, nonché a quelli delle città metropolitane e delle Province localizzate nel Mezzogiorno e nelle Regioni Umbria e Marche. Gli schemi elaborati costituiscono contributi tecnici per gli Uffici competenti degli enti beneficiari, in vista del completamento della procedura per l’entrata in vigore del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per la ripartizione delle risorse prevista dalla norma istitutiva del Fondo.

Cresce l’export delle regioni italiane ma il Meridione è indietro

Secondo i recenti dati e le analisi pubblicate dall’Istat, la dinamica congiunturale dell’export risulta positiva per le sole ripartizioni del Nord. Su base tendenziale, la crescita è sostenuta per tutte le ripartizioni, seppure in rallentamento rispetto al trimestre precedente. Nel complesso dei primi nove mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2020, si registra un marcato incremento dell’export per tutte le regioni italiane, a eccezione della Basilicata.

I contributi positivi maggiori derivano dalle grandi regioni del Nord, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e dalla Toscana, che nell’insieme spiegano i tre quarti della crescita delle esportazioni italiane nel periodo. Le prime dieci province, in termini di contributi alla crescita tendenziale dell’export del Paese nei primi nove mesi del 2021, sono localizzate nel Nord e nel Centro e nel complesso, contribuiscono per circa 9 punti percentuali all’aumento dell’export nazionale nel periodo. La spinta del Pnrr è decisiva per accorciare le distanze che lo dividono dal resto del Paese, ma da sola non basta. Se è fondamentale per indurre un’accelerazione del tasso di crescita, non è sufficiente per raggiungere la convergenza.

Per il 2022 si prevede un aumento del Pil del 4,2% al Centro-Nord e del 4% nel Mezzogiorno, con quest’ultimo quindi che resta «agganciato alla ripresa del Nord». Nel  biennio 2023-2024 i tassi di crescita del Sud si attestano rispettivamente tra +1,9% e +1,5%, e comincia a emergere una «significativa divaricazione» rispetto al resto del Paese che dovrebbe crescere del +2,6% nel 2023 e del +2% nel 2024. Per le imprese del Meridione italiano resta essenziale affidarsi ad una consulenza ottimale, attiva sul territorio, che riesca a comprendere l’importanza dei meccanismi territoriali, delle difficoltà dei territori del Sud Italia e pronta a sostenere le imprese in un processo di internazionalizzazione ed export che possa essere davvero incisivo per la crescita all’interno dei mercati esteri.

Gli interventi e i finanziamenti del PNRR per le ZES

Ammontano a 630 milioni di euro i fondi del PNRR oggetto del decreto di riparto a doppia firma Giovannini-Carfagna che ha ricevuto l’ok da parte della Conferenza unificata. La Conferenza unificata ripartisce i fondi del PNRR tra le otto Zone economiche speciali incluse nel Piano. Ora tempi serrati per gare e cantieri, da inaugurare entro giugno 2026. L’obiettivo è quello di sostenere gli investimenti nelle ZES al fine di favorire lo sviluppo economico del Sud Italia, costruendo le infrastrutture necessarie nelle aree industriali, creando collegamenti efficienti tra le reti di trasporto ed avviando lavori di urbanizzazione, industrializzazione e recupero ambientale.

Stando a quanto reso noto dal governo, dopo l’entrata in vigore dei decreti ministeriali di approvazione del piano operativo di tutte le ZES entro dicembre 2021, il cronoprogramma prevede l’avvio degli interventi entro dicembre 2023 ed il loro completamento entro giugno 2026. Oltre ai Commissari straordinari di ogni ZES, ad attuare gli interventi saranno anche l’Anas, Rfi e le Autorità di Sistema Portuale, tutti chiamati ad inviare al MIMS l’analisi ambientale delle opere secondo il principio di non arrecare danni significativi all’ambiente e a comunicare le iniziative che intendono adottare per favorire l’inclusione di giovani e donne nella progettazione e nella realizzazione degli interventi. Importante ricordare che vi è la possibilità per l’Agenzia per la Coesione di fornire un supporto ai Commissari, mettendo in campo un numero adeguato di personale tecnico e amministrativo e garantendo il coordinamento della loro azione e la pianificazione nazionale degli interventi nelle ZES.

Inoltre, per quanto riguarda il credito d’imposta per ciascun investimento all’interno delle ZES, la riforma ha previsto un aumento del suo limite massimo che passa da 50 a 100 milioni di euro. A questo si aggiunge poi l’estensione del credito anche all’acquisto di immobili strumentali agli investimenti, anche mediante contratti di locazione finanziaria.