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Finanziamenti agevolati per PMI innovative orientate all’export

Nuove opportunità per le imprese interessate alla crescita dell’export e ai processi di internazionalizzazione. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha messo a disposizione 800 milioni di euro in finanziamenti a tasso agevolato e 400 milioni in contributi a fondo perduto a favore delle PMI italiane orientate ai mercati esteri, alla promozione dell’export e per nuovi processi di vendita attraverso il Fondo 394/81 gestito da SIMEST. Per tutte le misure, le aziende potranno chiedere una quota di finanziamento a fondo perduto fino al 25%. La percentuale sale al 40% se l’impresa ha sede nel Mezzogiorno. Le PMI basate nelle regioni del Sud Italia beneficiano inoltre di una riserva pari al 40% delle risorse totali (Riserva Sud).

Tra le priorità identificate per una innovativa visione dell’export e dei processi aziendali, la transizione digitale ed ecologica delle PMI con vocazione internazionale attraverso un finanziamento agevolato per la realizzazione di investimenti volti a favorire la transizione digitale delle PMI, promuoverne la crescita sostenibile, rafforzarne la competitività sui mercati esteri e la promozione del commercio elettronico delle PMI in Paesi esteri (e-commerce) con un finanziamento agevolato per la creazione di una piattaforma di e-commerce per la commercializzazione in Paesi esteri di beni o servizi prodotti in Italia o con marchio italiano.

Lo strumento è destinato alla realizzazione di un progetto di investimento digitale finalizzato all’export, che può essere la creazione di una nuova piattaforma propria, il miglioramento di una piattaforma già esistente o l’accesso ad uno spazio di terzi come un market place. In una fase critica come quella attuale, il commercio online potrebbe rappresentare una soluzione per alleviare il calo dei consumi e per far ripartire l’economia. Tuttavia, nonostante il valore delle esportazioni digitali sia aumentato (11,8 miliardi per il B2C e 134 per il B2B nel 2019), il loro peso sulle esportazioni totali rimane ancora piuttosto esiguo.

Le Foreign-trade Zones: Lo strumento degli USA per la promozione del Commercio estero

Le Foreign-trade Zones: Lo Strumento Degli USA Per La Promozione Del Commercio Estero

 In base al World Investment Report 2019 della United Nations Conference on Trade and Development (UNCTAD), esistono nel mondo circa 5.400 Zone Economiche Speciali variamente denominate. La maggior parte di esse è localizzata in Paesi in via di sviluppo ed in transizione,  in particolare in Asia e nell’estremo Oriente.

Per quanto riguarda le ZES esistenti nelle economie dei Paesi sviluppati, la loro connotazione prevalente consiste nella presenza di agevolazioni di carattere doganale di natura sospensiva, ossia per esempio, nel caso di merci importate nelle predette zone, fino alla loro immissione in libera pratica, non si applicano i dazi, l’Iva per destinazione e gli altri tributi doganali fino ad allora sospesi. Il numero maggiore di tale tipologia di zone si trova  negli Stati Uniti dove esse assumono la denominazione di Foreign-Trade Zones (FTZ).
La presenza di ulteriori agevolazioni di carattere fiscale attribuisce loro una valenza che in termini di economia globale altrimenti non avrebbero.
Tale circostanza è riscontrabile in pochissimi Paesi dell’Unione Europea, fra i quali la Polonia, la Bulgaria, la Lituania e la Lettonia.
Le FTZ sono zone franche doganali, sotto la vigilanza doganale degli Stati Uniti, considerate (al pari di quanto avviene in situazioni analoghe nell’Unione Europea), attraverso una fictio iuris come situate al di fuori del territorio doganale statunitense ai fini dell’obbligazione daziaria.
La finalità per la quale queste zone sono state istituite è incoraggiare il ricorso alle imprese nazionali rispetto a quelle straniere per le fasi di produzione e distribuzione dei prodotti. I benefici previsti nelle FTZ consistono in sgravi dalle tariffe e dagli altri oneri amministrativi doganali che, altrimenti penalizzerebbero la competitività delle imprese statunitensi rispetto alle imprese estere. E’ possibile che ogni Free Trade Zone istituisca a loro volta Sottozone: attualmente ne sono censite circa 500.
Come previsto dalla normativa attualmente vigente per le ZES in Italia, le FTZ sono situate nei porti doganali in entrata o nei territori limitrofi, e costituiscono il modello americano di quelle che comunemente sono denominate Free Trade Zones.
La fonte normativa è il Foreign – Trade Zones Act del 18 giugno 1934, come modificata dal Designation of Enterprise Zones, L. 102–550, 1992 e dal Regulations of the Foreign-Trade Zones Board, 15 CFR Part 400, 2012.
Attualmente delle 262 Foreign-Trade Zones autorizzate, sono operative 195, come risulta dai dati ufficiali dell’ 80th Annual Report of the Foreign-Trade Zones Board – 2018, presentato al Congresso degli Stati Uniti nel novembre 2019.
La presenza delle FTZ ha garantito il lavoro per oltre 440.000 persone, impiegate in circa  3.300 imprese che hanno fatto ricorso alle FTZ per le loro attività aziendali, per un totale di operazioni commerciali del valore di 793 miliardi di dollari, con una tendenza in aumento rispetto all’anno precedente. In particolare, l’attività della FTZ registra un aumento significativo in termini di scambi commerciali sia domestici sia esteri, con un differenziale positivo di 124 miliardi di dollari dal 2017.
Di questi, circa il 63% ha riguardato attività di produzione, per un fatturato di circa 504 miliardi di dollari, mentre il restante 37% ha riguardato operazioni di magazzino e di distribuzione.
Bisogna rimarcare che le FTZ non sono progettate esclusivamente per le merci straniere. In realtà, le merci nazionali hanno un’incidenza positiva importante nell’attività propria delle FTZ.
I settori produttivi  maggiormente rappresentati riguardano il comparto automotive, quello petrolifero, elettronico, farmaceutico dei macchinari e delle attrezzature.
Le principali agenzie federali che sovrintendono allo sviluppo del programma delle Foreign-Trade Zones sono il Foreign-Trade Zones Board del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, nonché le Dogane e la Polizia di Frontiera degli Stati Uniti (CBP).

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